Forum EMA 2019, La Rete delle Città metropolitane si è riunita a Lione. Distacco Italia - Europa. Ecco come è andata. 

08.06.2019

EMA ,che sta per European Metropolitan Authorities, è il momento annuale di condivisione nel quale i rappresentanti istituzionali delle principali metropoli europee fanno sintesi dei bisogni e delle necessità al fine di programmare azioni politiche e amministrative condivise in grado di soddisfare le aspettative dei cittadini. Le aree e le città metropolitane rappresentano una chiave di volta nello sviluppo locale, regionale, nazionale ed europeo pertanto risulta cruciale, per il raggiungimento di obiettivi sociali, economici ed ambientali, una buona intesa che sappia integrare i livelli di governance metropolitana ed europea. Le aree metropolitane d'Europa, d'altro canto, fronteggiano gli stessi problemi ed hanno le stesse opportunità in tema di servizi pubblici, esclusione sociale, politiche abitative, sicurezza e sostenibilità economica, sociale ed ambientale.

Ho avuto l'onore di far parte della delegazione della Città metropolitana di Roma che ha preso parte al meeting di Lione nel quale ho riscontrato molto interesse per il tentativo di coesione tra le Metropoli e mal digerito l'idea che rispetto a questo processo di crescita l'Italia sia relegata ai margini dell'organizzazione in quanto vittima di un quadro amministrativo relativo all'organizzazione degli Enti locali che non consente di poter marciare al passo degli altri Stati membri. 

Se venti anni fa potevamo ritenerci superiori a Stati come il Portogallo e la Spagna collocandoci appena sotto l'Inghilterra, la Germania e la Francia adesso dobbiamo prendere atto che su questo fronte, la costruzione delle aree metropolitane, siamo messi come la Repubblica Ceca e l'Ungheria ossia come gli Stati che sono partiti da una storia europea più giovane e che stanno crescendo dal punto di vista dell'organizzazione istituzionale. 

Con rammarico la Città metropolitana di Roma non ha potuto contribuire con la propria esperienza a progetti ambiziosi come il "Social Housing". Con immensa tristezza la Città metropolitana di Roma ha dovuto ricordare a tutti che lo stallo generato dalla Legge Del Rio è stato un danno epocale per la crescita della Nazione. Mentre i rappresentanti delle maggiori Città europee esaltavano la prossimità degli Enti di appartenenza, noi italiani stavamo in silenzio pensando a chi ha tentato di abolire le Province non riuscendoci in quanto bocciato dai cittadini che il criterio di prossimità lo hanno molto chiaro.

Per certi versi i nostri fratelli europei ci hanno impartito una bella lezione, forse più lezioni in una sola. Per prima cosa ci hanno dimostrato che le riforme istituzionali vanno condivise al massimo, poi ci hanno spiegato come la macchina amministrativa debba mutare in base agli obiettivi da raggiungere e per ultima cosa sottolineato che la partecipazione e quindi il volere democratico va rispettato fino in fondo.

Io nell'Europa ci ho sempre creduto e per questo sono sempre più convinto che l'Istituzione europea possa cambiare mostrandosi più vicina agli Stati, ma allo stesso tempo mi chiedo se l'Italia che non è in grado di partecipare ai bandi dell'Unione Europea sia pronta e si meriti tutte queste opportunità. 

Confrontando l'attività che svolgo a Palazzo Valentini con quella dei colleghi europei mi rendo ancora di più conto di quanti treni perdiamo quotidianamente per competere in Europa. Le Città metropolitane Europee sono realtà amministrative forti ed ambiziose, programmano e ragionano del futuro dei Comuni e perseguono obiettivi strategici condivisi. In Italia discutiamo se e come tappare una buca, se e come tagliare l'erba in una scuola, se e come garantire la sicurezza sulle strade. L' Europa quella che corre e compete è molto lontana dalla nostra realtà e dispiace veramente tanto prenderne atto.

La mentalità di un amministratore europeo, ma dovrebbe valerlo per chiunque, è analizzare dati/numeri/statistiche per inquadrare le problematiche e in seconda battuta affrontare il come arrivare alla soluzione. In Italia facciamo il contrario, aspettiamo il problema e poi forse troviamo una soluzione. 

Le metropoli europee sono connesse all'Europa attraverso rapporti stretti con gli organismi deputati allo sviluppo dei Comuni e delle Regioni, le metropoli europee non aspettano gli Stati, ma promuovono politiche amministrative in modo indipendente. Anche qui ci sarebbe da fare un ragionamento sul funzionamento delle Regioni e sulla reale utilità delle stesse in ambito legislativo. 

Le metropoli europee sono virtuose su molti settori. Mi ha stupito la nuova organizzazione dei trasporti di Porto e Lisbona che mira ad abbassare notevolmente il costo dell'abbonamento per incentivare i mezzi pubblici. Non sapevo che in Francia una parte dell'abbonamento per il trasporto lo pagassero direttamente i datori di lavoro. Non sapevo che per fronteggiare l'emergenza abitativa ci fosse un programma europeo di "Social Housing", non sapevo che ci fosse un impegno comunitario che si sviluppasse attraverso le Città metropolitane di intervento per garantire i diritti sociali. Potrei fare un elenco ancora più lungo, ma ritengo che ciò sia già sufficiente per spiegare quanto sia distante l'Italia da queste dinamiche. 

Mentre l'Europa si impegna seriamente per il diritto alla casa qui non sappiamo come gestire il patrimonio delle Ater. Mentre in Europa la mobilità è all'avanguardia in Regione Lazio ci vogliono anni per mettere in piedi un sistema di trasporto pubblico locale integrato tra Comuni. Mentre in Europa si aprono nuove linee metro a Roma, che dell'Europa dovrebbe essere la Capitale, si chiude una fermata al giorno.

In Europa non è uno scandalo migliorare i servizi integrando nel processo amministrativo i privati, pensate cosa sarebbe Roma se Atac, Ama e le altre società partecipate dovessero rispondere al mercato e quindi agli utenti come delle società quotate in borsa? In quanto sarebbe stata riaperta la metro di Piazza di Spagna? Forse non si sarebbe mai chiusa. 

In Europa le Città metropolitane sfornano continuamente programmi per creare occupazione, puntano a crescere migliorando la qualità della vita, puntano ad uno sviluppo sostenibile, si occupano seriamente di pari opportunità cercando di diminuire a tutti i costi l'esclusione sociale. 

In Italia siamo ostaggio di un contratto di Governo che da tutto ciò è lontanissimo, non vi sono politiche in atto per creare lavoro, ricchezza, futuro.

Che l'Europa impostata sui mercati e sulla grande finanza debba cambiare non c'è alcun dubbio, ma l'Italia quando cambierà modo di confrontarsi con un sistema che detta le regole del gioco? Se prima si distinguevano due gruppi di Stati che marciavano a velocità diverse adesso i gruppi sono tre: gli Stati membri fondatori e storicamente più forti, i Paesi della fascia mediterranea e gli Stati dell'Est. L'Italia, dal mio punto di vista, sta regredendo al terzo gruppo data la scarsità di strumenti messi in campo per competere e coordinarsi anche economicamente con gli altri Stati. 

Nel 2020 si rinnoverà il Comitato delle Regioni in Europa auspico che questa possa essere l'occasione per rifondare i rapporti tra gli organismi europei dedicati alle amministrazioni e viceversa.

Poi mi ha colpito molto la lucidità di alcuni intervenuti nel prendere atto del significato del recente voto europeo e della necessità di adeguare le politiche messe in campo ad una maggiore protezione economica, ambientale e identitaria degli Stati membri dell'Unione europea. In Italia dovremmo imparare anche questo: rispettare l'esercizio democratico dei cittadini!

Andrea Volpi


Andrea Volpi - Blog politico
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